Le coltivazioni di cannabis legale si sono sviluppate velocemente nell’ultimo decennio, producendo importanti quantità di fiori grandi e profumati tanto richieste dai consumatori. Proporzionalmente allo sviluppo questa grande industria di marijuana però ha iniziato a manifestarsi il fenomeno della così chiamata ‘PGR Weed’’. Un tipo di marijuana trattata con stimolatori della crescita sintetici in grado di rendere le cime delle piante più grandi e esteticamente più appetibili.
Questo tipo di prodotto ha attirato nel tempo le attenzioni di molti esperti nel campo dell’industria agricola, di consumatori e esperti botanici. Ci si chiede se la cannabis trattata con PGR possa essere dannosa per la salute dell’uomo e dell’ambiente. In questo post pertanto cercheremo di chiarire alcuni punti sulla PGR Weed e i suoi effetti collaterali.
Che cos’è la PGR Weed?
Come abbiamo già accennato per PGR Weed si intende una pianta di marijuana trattata con ormoni sintetici con lo scopo di aumentare la grandezza dei suoi fiori e la sua velocità di fioritura. È bene considerare, al momento di parlare di PGR (Plant Growth regulators) che si tratta di ormoni naturali già presenti nelle piante. Questi regolatori di crescita infatti in natura svolgono delle importanti funzioni nelle fasi di crescita e fioritura delle piante. Ciò che fanno le industrie agricole pertanto è riprodurre questi ormoni creando una copia sintetica che svolge le stesse funzioni.
Due tipi di PGR
Come abbiamo già accennato quindi i PGR sintetici non sono altro che degli ormoni creati in laboratorio per ottimizzare le funzioni degli ormoni naturali. Per questo, gli effetti dei PGR sintetici sono più evidenti e molto più invasivi rispetto a quelli prodotti naturalmente dalle piante. Al momento capiamo come distinguere gli stimolatori di crescita naturali da quelli sintetici.
PGR naturali
Questo tipo di PGR vegetali, esattamente come quelli animali, hanno il compito di regolare molte funzioni vitali della nostra pianta di marijuana (o di qualsiasi specie botanica). Tra i principali effetti ricordiamo: la regolazione della dimensione di frutti e fiori, il distaccamento del frutto dalla pianta o il rafforzamento radicale. Vediamo nello specifico quali ormoni svolgono ciascuna funzione.
- Auxina: ormone fondamentale al momento della crescita. La sua principale funzione è favorire il rafforzamento delle radici e di conseguenza il corretto nutrimento della pianta
- Etilene: l’ormone vegetale che ci permette di raccogliere frutti (o cime) grandi e ben maturi. Probabilmente uno degli ormoni più ambiti dalle industrie agrarie, che mirano alla sua sintetizzazione per accelerare e ottimizzare il processo di maturazione.
- Gibberellina: un PGR fondamentale nella coltivazione di cannabis. Il suo principale compito: determinare il genere della pianta favorendo la tanto ambita pianta femmina di cannabis e evitando la crescita di esemplari ermafroditi.
- Acido Abscissico: La principale funzione di questo ormone è quella di mantenere la pianta costantemente idratata. Questo PGR infatti è fondamentale nelle coltivazioni che si trovano in territori tendenti alla siccità, poiché aiuta gli esemplari a trattenere i liquidi e utilizzarli in momenti di disidratazione. Inoltre, al momento della raccolta, svolge il compito fondamentale di stimolare la scissione dei frutti (o fiori) dal ramo.
- Citochinina: il PGR che rende possibile il rallentamento della senescenza delle nostre piante. Un’ottimizzazione di questo ormone permetterebbe di mantenere la nostra coltivazione giovane e verde per un arco di tempo più lungo.

PGR sintetici
Siamo quindi giunti al momento di analizzare più da vicino i famosi PGR creati artificialmente. Come vedremo svolgono esattamente le stesse funzioni di quelli naturali ma in modo più performativo e veloce. Grazie ad essi quindi, si spiega la iperproduttività delle industrie agricole non solo delle piante di cannabis, ma spesso anche di quelle da frutto che portiamo tutti i giorni a tavola. Gli stimolatori di crescita sintetici sono numerosissimi, tuttavia possiamo riconoscerne tre tra i più utilizzati in commercio:
- Paclobutrazolo: permette di inibire la crescita delle piante in altezza. Questo fa sì che si ottengano delle piante più basse ma anche più robuste in grado di produrre più velocemente i suoi frutti. In sintesi: permette alla pianta di concentrare tutte le sue energie nel prodotto piuttosto che nello sviluppo della sua struttura.
- Cloruro di Clorocolina: un piccolo ormone ma con le grandi potenzialità: aumentare le dimensioni dei frutti prodotti . Questo è forse uno dei PGR più applicati dai coltivatori che ambiscono ad ottenere una coltivazione massiva.
- Daminozide: l’utilizzo di questo ormone è molto comune in Europa, essendo approvato da molti paesi dell’unione e etichettato come meno dannoso. L’obiettivo principale del Daminozide è quello di migliorare la crescita e soprattutto le dimensioni dei frutti delle piante. È proprio grazie a questo PGR infatti che possiamo trovare in commercio frutti dalle dimensioni notevoli e dalle forme tonde e perfette.
Gli effetti dei PGR sull’ambiente e l’uomo
Ora che abbiamo fatto un lungo preambolo sulle differenze e similitudini tra PGR naturali e sintetici, possiamo andare a vedere quali sono gli effetti di questi ultimi sul medio ambiente e sull’uomo.
Fino ad ora abbiamo parlato genericamente dell’applicazione dei PGR su tutti i tipi di specie botaniche. Ma le ricerche sulle quali vogliamo concentrarci sono quelle degli effetti fell PGR Weed soprattutto rispetto alla salute dei consumatori di cannabis.
Analisi svolte su campioni di ‘PGR Weed’ hanno riscontrato degli elementi altamente cancerogeni nei prodotti con un alto contenuto di Daminozide. Questo ormone infatti risulta essere particolarmente pericoloso per le vie respiratorie ed è senza dubbio uno dei più dibattuti. Nonostante sia più che confermata la cancerogenicità di questo composto in fatto, molti paesi europei lo hanno approvato nelle loro industrie agricole.
Il secondo PGR più discusso è senza dubbio il Cloruro di Clorocolina che sembrerebbe essere altamente nocivo per il fegato dell’uomo e degli animali nel caso di lunghi periodi di esposizione. Insieme ad esso, di egual misura viene considerato nocivo anche il Paclobutrazolo. Questo ormone sintetico è infatti l’unico, tra i tre citati precedentemente, che invece di assecondare i normali processi naturali, li inibisce. Essendo utilizzato per rallentare l’invecchiamento infatti il Paclobutrazolo blocca le funzioni della gibellina (ormone della crescita). Tra i principali effetti collaterali riscontrati c’è una diminuzione della fertilità e dei processi di crescita sia di piante che di specie animali.
Come riconoscere e evitare la ‘PGR Weed’
Una volta conosciuti gli effetti sull’ambiente e sul corpo della ‘PGR Weed’ è normale che molti consumatori vogliano evitarla. Qui di seguito una breve lista delle principali caratteristiche estetiche di questo tipo di marijuana per aiutarvi a riconoscerla.
- Colori scuri e brillantezza dei tricomi: le cime di parijuana trattata con ormoni sintetici si presentano di colori scuri, violacei e marroni, e una lucentezza innaturale sulla loro superficie.
- Cime molto compatte: le cime di marijuana PGR si presentano molto voluminose e perfettamente compatte, molto difficili da trattare anche con il miglior grinder.
- Aromi poco intesi: i fiori di ‘PGR Weed’ non fanno parte di quel genere di cime che sprigionano un aroma intenso e tipico della marijuana che tutti si aspettano. Al contrario, sapore e aroma spesso risultano quasi insipidi con solo delle leggere note terrose.
Come abbiamo visto parliamo di un prodotto che non ha niente a che vedere con la cannabis prodotta naturalmente e rispettando tutti i processi vitali della pianta. Senza pensare che, aldilà dell’aspetto estetico e della velocità di produzione, questo tipo di marijuana non presenta nessun principio del cannabinoide in più rispetto alla classica weed. Insomma gli stessi effetti di una normale cima ma semplicemente più nociva e meno profumata.
Infine, l’ennesimo prodotto geneticamente modificato che potrebbe essere un motivo in più per optare definitivamente per l’autoproduzione grazie alla quale è possibile scegliere i semi delle migliori varietà con caratteristiche uniche.